La Madonna del Montealbino con i santi Giovanni e Andrea di Marco Pino da Siena e La Madonna con Bambini e santi di Luigi Rodriguez
Madonna del Montealbino con i santi Giovanni e Andrea di Marco Pino da Siena
Si tratta di una delle opere più prestigiose dell'intero territorio. Fu realizzata dal pittore senese nel 1557 su commissione di Giovan Battista Castaldi, fondatore del convento degli Olivetani sul Monte Albino che sovrasta il territorio nocerino. Il Castaldi, originario di Nocera, era stato generale dell'esercito imperiale spagnolo di Carlo V, per il quale aveva svolto delicate campagne militari e politiche. Le sue frequentazioni delle principali corti italiane gli avevano consentito importanti relazioni con i più raffinati artisti dell'epoca. Egli, per devozione alla Vergine, intorno alla metà degli anni cinquanta del Cinquecento, aveva fatto costruire il piccolo convento sulle alture del Monte Albino, consegnandolo poi all'Ordine degli Olivetani di Napoli con la consacrazione avvenuta nel 1557. Inoltre, dotò la chiesa di importanti e prestigiose opere d'arte come la celeberrima Madonna d'Alba di Raffaello, oggi alla National Gallery di Washington. La gran parte della decorazione della chiesa, però, fu affidata al pittore senese Marco Pino, allievo del Beccafumi ed esponente di spicco della “Maniera Moderna”, nonché fedele seguace degli insegnamenti di Michelangelo. Il dipinto di Nocera è , pertanto, da considerarsi come il primo realizzato dall'artista in Italia meridionale, prima del suo trasferimento definitivo a Napoli, dove diventerà uno dei protagonisti della pittura dei decenni del terzo quarto del secolo XVI.Agli inizi del Settecento, a seguito di una frana, i padri olivetani abbandonarono il convento in montagna e si trasferirono in pianura, riadattando l'antica chiesa di San Bartolomeo, dove trasferirono tutto il loro prezioso carico di opere d'arte, in gran parte disperso. Resta, però, a memoria di questa stagione proprio il mezzobusto marmoreo del generale Castaldi, realizzato anch'esso a metà Cinquecento dallo scultore aretino Leone Leoni.
Madonna con Bambino e santi di Luigi Rodriguez
Nel 1603, in sostituzione di un edificio più antico fu costruita la chiesa di San Bartolomeo, a sua volta crollata alla fine del secolo e sostituita da un'altra più solida. Considerata l'iconografia, il dipinto è da collegare alla nuova chiesa dei primi anni del Seicento. Vi è rappresenta, infatti, la Madonna con Bambino fra san Bartolomeo e san Carlo Borromeo. In secondo piano, nel registro inferiore è raffigurato il Martirio di san Bartolomeo, mentre in primo piano è dipinto il mezzobusto dell'offerente in preghiera, probabilmente il nocerino Pietro d’Accetto che aveva concesso i terreni per la nuova chiesa. Anche la sua datazione è da collocare al secondo lustro del XVII secolo. La presenza di san Carlo Borromeo, in preghiera e con l'aureola di santo, definisce meglio la cronologia: il santo viene canonizzato nel 1610, anche se la sua beatificazione risale agli anni precedenti, nel 1604. Gli aspetti stilistici riferiscono di un autore collegato culturalmente alla produzione artistica di Belisario Corenzio, ma con riferimenti alla tradizione fiamminga. Sono aspetti che hanno condotto alla attribuzione a Luigi Rodriguez, artista siciliano collegato al Corenzio ed attivo soprattutto a cavaliere fra XVI e XVII secolo. Il dipinto, probabilmente, era la cona dell'altare maggiore della chiesa. Quando vi si trasferirono gli Olivetani, al suo posto fu collocata la tavola della Madonna del Monte Albino, mentre il dipinto originario fu trasferito in una cappella laterale.
I RESTAURI DELLA SOPRINTENDENZA BENI ARTISTICI DI SALERNO E AVELLINO
Lo stato di conservazione delle due tavole era decisamente precario, soprattutto quello del Rodriguez. Il deterioramento aveva progressivamente interessato sia la parte del supporto ligneo, sia quella pittorica con diffuse cadute di colore e sollevamenti della pellicola con ampie decoesioni dell'intera preparazione dalla tavola. Il restauro ha richiesto lunghi mesi di lavoro paziente ed accorto; è stato necessario procedere con il trasferimento del pesante dipinto sulla cantoria dove sono stati svolti tutti gli interventi. Inizialmente è stato risanato il supporto ligneo, provvedendo al suo consolidamento. Quindi, è stato necessario procedere sul fronte dipinto con il consolidamento della pellicola pittorica a cui è seguita la rimozione di diversi chiodi, la chiusura di lacune, l'abbassamento di sollevazioni dei colori. La pulitura è stata una delle fasi più delicate, s'è dovuto procedere alla rimozione di spessi strati di sporco e di incrostazioni di polveri e di fuliggine delle candele, accumulati nel corso dei secoli. E' stato necessario l'uso di solventi con somministrazioni dosate e successive, senza escludere, nei casi più ostinati, l'uso del bisturi. Dopo la pulitura s'è passati alle integrazioni delle lacune, rispettando l'integrità culturale del dipinto, e limitandosi a riempire i vuoti con colori ad acquerello a rigatino.
Prima dell'intervento, considerato che il dipinto è il primo dell'artista in Italia meridionale, sono state effettuate indagini diagnostiche per conoscere la qualitàdei componenti usati per le preparazioni e per i colori. Il restauro è stato condotto dai restauratori Adele Ruggiero e Lello Ronga della ditta Ruggiero di Nocera. La Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Salerno e Avellino, attraverso il funzionario di zona, dott. Antonio Braca, ha svolto la vigilanza sui lavori sia in fase progettuale che durante l'intervento.
A lavori ultimati, è stato effettuato il delicato e faticoso rimontaggio del dipinto sull'altare maggiore con il suo trasferimento dalla cantoria. Le operazioni sono state dirette dal dott. Giovanni Guardia e da Franco Verderame, funzionari restauratori della medesima Soprintendenza.
I costi, alquanto onerosi, sono stati sostenuti esclusivamente con i contributi dei fedeli e del parroco don Enzo Ruggiero.
(testo a cura di Antonio Braca)