sabato 16 luglio 2011

Madonna del Carmine






Storia della devozione della Madonna del Carmine (Fonte: santiebeati.it)http://www.santiebeati.it/dettaglio

Il Monte Carmelo, in Palestina, fin dal tempo dei Fenici (chiamati Filistei nella Sacra Bibbia) fu meta di anacoreti; lassù si ritirarono, dopo la morte di Gesù, alcuni cristiani aspiranti alla perfezione dei consigli evangelici e sul Carmelo dedicarono il primo Tempio alla Vergine che perciò si chiamò Madonna del Carmelo o del Carmine.

Ma il Carmelo divenne insufficiente a contenere tutti quelli che si raccoglievano intorno ai primi Carmelitani e si ebbero così molti eremiti devoti alla Vergine sparsi in Palestina prima, e poi in Egitto ed in tutto l’Oriente. Verso il 1150 finalmente si organizzarono a vita comune e si ebbero dei monasteri carmelitani che, col ritorno dei Crociati, si moltiplicarono anche in occidente e precisamente in Sicilia ed in Inghilterra. L’approvazione dell’Ordine fu concessa dal Papa Onorio III nel 1226 ed una conferma più solenne veniva data nel 1273 con Concilio di Lione che aboliva tutte le nuove Congregazioni, facendo però rimanere in vita solo Domenicani, Francescani, Carmelitani e Agostiniani.

A questo punto giova ricordare due fatti prodigiosi. Il 16 Luglio 1251 appariva la Vergine Santa a San Simone Stock d’origine inglese, che da qualche anno reggeva le sorti dell’Ordine inglese e, porgendogli lo Scapolare, gli diceva: “Prendi, o figlio dilettissimo, questo Scapolare del tuo Ordine, segno distintivo della mia Confraternita. Ecco un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza e di pace con voi in sempiterno. Chi morrà vestito di questo abito, non soffrirà il fuoco eterno.”

Queste parole della Madonna non ci dispensano dal vivere secondo la legge di Dio; ci promettono soltanto l’intercessione della Vergine per una santa morte.

Un secolo dopo l’apparizione a S.Simone Stock, la Vergine SS. del Carmine appariva al Pontefice Giovanni XXII e, dopo avergli raccomandato l’Ordine del Carmelo, gli prometteva di liberare i suoi confratelli dalle fiamme del Purgatorio il sabato successivo alla loro morte.
Questa seconda promessa della Vergine porta il nome di Privilegio Sabatino che ha origine dalla Bolla Sabatina dello stesso Pontefice Giovanni XXII e datata in Avignone il 3 marzo 1322.


Sua Santità Pio X con decreto della S. Congregazione del S. Ufficio del 16 dicembre 1910 concesse che lo Scapolare si potesse sostituire con una medaglia che portasse da una parte la effige del S.Cuore e dall’altra quella della Madonna (preferibilmente del Carmine).
Per usufruire della Grande Promessa (fatta a S.Simone Stock), bisogna ricevere lo Scapolare da un sacerdote autorizzato, portarlo sempre addosso devotamente e iscriversi nei registri della Confraternita.
Per usufruire del Privilegio Sabatino bisogna inoltre osservare la castità del proprio stato e recitare alcune preghiere che il sacerdote determina nell’atto di consegnare lo Scapolare.

Fonte: http://www.santiebeati.it

14 commenti:

  1. AUGURI A TUTTI I "CARMINE, CARMELO, CARMELINA, CARMEN"

    BEST WISHES TO ALL THE "CARAMEL, CARAMEL, Carmelina, Carmen"

    Meilleurs vœux à tous ceux qui sont appelés Carmel, Carmel, Carmela, Carmen, Carmela, Karmen, ... Karmin

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  2. Hälsningar till alla som är kallade Carmel, Carmel, Carmela, Carmen, Carmela, Karmen, ... Karmin

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  3. Los mejores deseos para todos aquellos que se llaman Carmen, Carmen, Carmela, Carmen, Carmela, Karmen, ... Karmin

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  8. उन सभी जो कारमेल, कारमेल, Carmela, कारमेन, Carmela, Karmen, कहा जाता है को शुभकामनाएं ... Karmin

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  9. portoghese spagnolo brasiliano16 luglio 2011 alle ore 23:20

    melhores desejos a todos aqueles que são chamados Carmelo, Carmelo, Carmela, Carmen, Carmela, Karmen, ... Karmin

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  10. Urimet më të mira për të gjithë ata që janë thirrur Karmel, Karmel, Carmela, Carmen, Carmela, Karmen, ... Karmin

    Cele mai bune urări pentru toţi cei care sunt chemaţi Carmel, Carmel, Carmela, Carmen, Carmela, Karmen, ... Karmin

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  11. 17/07/2011 : Dal vangelo secondo Matteo :
    In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece ri! ponètelo nel mio granaio”». ]
    Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
    Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
    Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
    «Aprirò la mia bocca con parabole,
    proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
    Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

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  12. 17/07/2011 : Dal libro della Sapienza
    Non c’è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose,
    perché tu debba difenderti dall’accusa di giudice ingiusto.
    La tua forza infatti è il principio della giustizia,
    e il fatto che sei padrone di tutti, ti rende indulgente con tutti.
    Mostri la tua forza
    quando non si crede nella pienezza del tuo potere,
    e rigetti l’insolenza di coloro che pur la conoscono.
    Padrone della forza, tu giudichi con mitezza
    e ci governi con molta indulgenza,
    perché, quando vuoi, tu eserciti il potere.
    Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo
    che il giusto deve amare gli uomini,
    e hai dato ai tuoi figli la buona speranza
    che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento

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  13. commento:
    http://www.cercoiltuovolto.it/2011/videos/commento-al-vangelo-del-17-luglio-2011-%E2%80%93-paolo-curtaz/

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  14. http://www.cercoiltuovolto.it/2011/videos

    Zizzania: - Vale la pena di ricordare che è seminato a buon grano, il mondo.La meditazione del libro della Sapienza ce lo ricorda: se guardiamo con onestà al creato concludiamo che Dio è l’artefice di tanta armonia e che, quindi, egli è giusto e mite. Il mondo è bello, l’uomo è buono. Difficile crederlo, in certi momenti. Eppure Gesù lo dice con serenità e forza, forse abbiamo disimparato a guardare bene, a leggere dietro le apparenze, a cogliere l’essenziale.
    Un nemico semina la zizzania, di nascosto, di notte. Il bene e il male crescono insieme, ce ne accorgiamo quando la realtà di gonfia, cammina, si allarga. Quando cresciamo.
    La saggezza del padrone ci stupisce: rimanda a casa propria gli zelanti servi che volevano un bel prato all’inglese, devotamente motivati a strappare la zizzania. «Usate pazienza», dice il padrone, per non correre il rischio di strappare il grano buono nella foga risanatrice.
    La Parola seminata domenica scorsa, il Regno di Dio cresce spartendo il campo con la tenebra, l’oscurità, la zizzania. È l’esperienza che tutti i figli della luce fanno prima o dopo: dopo duemila anni di Vangelo l’erba malvagia sembra soffocare l’annuncio di salvezza. A parole tutto funziona, ma nei fatti dobbiamo arrenderci all’evidenza: nonostante Cristo ci abbia salvato, l’uomo stenta ad imparare. La salvezza è cosa seria e il Maestro Gesù sa che luce e tenebra si affrontano e che le tenebre fanno più rumore. Non c’è che una cosa peggiore del male: abituarsi ad esso, renderlo quotidianità ineluttabile, fingere di ignorarlo, pensare che fra luce e tenebre, in fondo, sia meglio vivere in un bel nebbione.
    La pazienza richiama il dolore (il patire da cui deriva la parola) e l’attesa. Pazientare è attendere con dolore, sapendo che il male avrà fine. Viviamo sulla nostra pelle la contraddizione del male che coabita col bene, anche nei nostri cuori, e il Signore ci chiede di lasciar fare a lui.
    Gesù insiste: l’importante è che il Regno, in te, sia un granello di senape o una misura di lievito. L’importante è che nel Parlamento del tuo cuore la maggioranza ce l’abbia il Vangelo.
    Pazienza figli del regno, pazienza, lasciate fare a Dio il suo mestiere.
    Pazienza, discepoli del Nazareno, la guerra è già vinta, il giorno è avanzato, la verità – immensa – come torrente sotterraneo sta raggiungendo il mare.

    Il Regno avanza
    Io credo che il Regno avanzi.
    E mi stupisco nel crederlo, mi commuovo davanti al silenzioso grano che cresce nello sguardo di chi ama, nel gioco puro del bambino, nel gesto generoso di chi – in nome e per conto del Rabbì Figlio di Dio – pone gesti di luce nelle tenebre fitte, mi commuovo e mi inginocchio di fronte alle orchidee selvatiche che crescono solo per cantare la bellezza, senza che nessuno le veda o le colga.
    Pazienza, discepoli di colui che è venuto a portare il fuoco, pazienza nelle nostre povere e poco credibili comunità parrocchiali, pazienza quando scopriamo le fragilità dei nostri compagni di viaggio, pazienza quando un connaturale istinto di superiorità ci fa giudicare, con piglio tutto devoto, i fratelli più deboli e peccatori.
    Per i cristiani il nemico non è mai l’altro, è dentro ciascuno di noi.
    Guardiamo con serenità e disincanto dentro noi stessi la zizzania (Per una volta chiamiamola per nome!) e guardiamo al grano buono seminato dal Signore. La contraddizione abita in ciascuno di noi, in me che scrivo. È pericoloso pensare di strappare definitivamente la zizzania prima che il grano sia giunto alla sua piena maturazione.

    www.paolocurtaz.it

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